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LO SBARCO DEI SARACENI
 

Nell’alto Medio Evo, in un periodo oscuro della storia di Positano e della quale, oggi, poco o nulla sappiamo, un’antica tavola raffigurante una Madonna Bizantina, giunse sul nostro litorale.
Da chi, e quando vi fu portata, non si sa.
Ma intorno a questo quadro che ancora intatto si conserva nella nostra Chiesa, fiorì la leggenda di Positano. Una credenza religiosa che la fede dei Padri ha mantenuto sempre viva, e il cui ricordo ha, tuttora, il potere magico di infiammare e conquistare l’animo dei Positanesi, ciascuno dei quali, in maniera diversa, ma con la stessa convinzione, crede nella leggenda ed ama spesso raccontarla con dovizia di particolari. “Una nave Saracena al largo di Positano, sorpresa, nella notte da una tempesta. Le magiche parole “Posa Posa!” ripetute da una voce arcana. Il Miracolo. Un equipaggio di infedeli, convertito alla fede Cristiana, deposita il prezioso quadro nei pressi della spiaggia vicina. E’ la pietà dei Positanesi, sul luogo stesso, costruisce la Chiesa di Positano”.
Noi non ci allontaniamo molto da questa genuina tradizione, se immaginiamo che il quadro, vuoi per la sua grande importanza religiosa, vuoi per l’ingente valore delle pietre incastonate nel legno dipinto, sia stato oggetto di una delle tante rapine organizzate dai Saraceni, poiché essi devastarono, a più riprese il litorale tirreno ed adriatico, proprio negli anni precedenti all’anno 1000.
I Saraceni tenevano saldamente tutta la Sicilia, costituivano ogni volta nuove basi nell’Italia peninsulare: fecero di Agropoli, proprio di fronte a Positano, la loro più agguerrita piazzaforte.
Sola vigilava sul mare la più antica delle Repubbliche Marinare italiane: Amalfi, di cui Positano e gli altri centri della Costiera Amalfitana erano parte integrante. Ed Amalfi, la prima marina organizzata come forza militare di Stato, sostenne da sola e tante volte, l’urto delle flotte saracene.
Le fonti storiche sono piuttosto avare di notizie al riguardo, forse perché nessuno ha ancora compiuto il serio sforzo di interrogarle, e perciò noi non ci riferiamo al tale o altro episodio, non datiamo la nostra azione, ma preferiamo anche noi, collocare al limite fra la leggenda e la storia, lo scontro navale che rievochiamo.

 

 

Ostia 849 d.C. - Quando gli Amalfitani salvarono Roma

Nell’anno 849 d.C., mentre Papa Leone IV° faceva rinforzare le mura della città di Roma e sbarrava la foce del Tevere con catene di ferro, giunse proprio la notizia che temeva, cioè di numerose armate saracene, che partite dall'Africa e approdate sulle coste della Sardegna, si apprestavano ad un attacco, e fu così che il Pontefice chiese aiuto agli amalfitani che, a quel tempo avevano uno delle migliori forze militari della marineria dell’epoca. Il Comando della spedizione, costituita da forze reclutate dalla Costiera, Sorrento, Napoli e Gaeta fu affidata al Console del Ducato di Napoli, Cesario, il quale, giunto a Roma si fece annunciare da Papa Leone IV° che lo accolse nel Palazzo del Laterano e lo seguì ad Ostia dove benedisse i guerrieri con una preghiera che è restata nella liturgia vaticana.
La mattinata seguente alla vista del mare laziale un’imponente flotta saracena si avvicinava minacciosa, ma prontamente partì la flotta di Cesario che la investì vigorosamente, lo scontro fu violento e durò l’intero giorno, Arrembaggi, speronamenti, incendi, furiosi corpo a corpo andarono avanti tutto il giorno e l’esito era incerto, quando all’improvviso le condizioni del mare peggiorarono, si alzò un vento di libeccio che favorì così i più abili marinai campani, che presero finalmente il sopravvento. Il successo fu grande, Roma scampò il pericolo e Papa Leone IV fu riconoscente. L’epica vittoria verrà anche celebrata nel 1514 con un affresco di Raffaello Sanzio, commissionato da Papa Leone X (1513-1521) intitolato la “Battaglia di Ostia” ed è tuttora esposto e ben visibile nei Musei Vaticani.